La sfida di Ricchetti

Milano Finanza 17/08/96 pag.9

È la tipica rappresentante della media impresa italiana: esporta circa l' 86% del fatturato. Buone le prospettive per il futuro. Anche se l'indebitamento ha raggiunto un livello di guardia, aumentando fino a 169 miliardi alla fine del '95


Nel maggio 1995, è stato attuato un profondo piano di ristrutturazione del gruppo svedese che ha previsto, tra l'altro, la cessione di alcune sue controllate estere alla Ceramiche Ricchetti al prezzo di circa 63 miliardi di lire. Successivamente, nel mese di dicembre, la stessa Ceramiche Ricchetti e' stata venduta a societa' dei gruppi Fincisa e Akros, entrambi guidati da Oscar Zannoni. Lo scorso 22 luglio, poi, la società presieduta da Renzo Arletti ha chiesto alla Consob l'ammissione al listino ufficiale di Piazza Affari, prevista per il mese di ottobre. Il collocamento al pubblico, invece, si terra' dal 16 al 18 settembre e fara' affluire nelle casse del gruppo di Sassuolo tra i 77 e i 95 miliardi di lire, essendo stato deciso dalla Consob il range del prezzo di vendita tra le 2.285 e le 2.800 lire per azione. Verra' offerto circa il 42% delle azioni, che corrispondono a 34 milioni di titoli. In particolare, 10 milioni di titoli proverranno dall'offerta relativa a un aumento di capitale che prevede l'esclusione del diritto d'opzione, mentre i restanti 24 milioni di titoli giungeranno da un'offerta di vendita. In particolare, il collocamento sara' realizzato per il 25% (pari a un quantitativo minimo di 8,5 milioni di azioni) attraverso la vendita dei titoli a sottoscrittori privati in Italia, mentre la quota restante sara' venduta attraverso un collocamento privato internazionale riservato a investitori professionali italiani o esteri. Nell'ambito dell'offerta pubblica, inoltre, la Ceramiche Ricchetti ha riservato ai propri dipendenti, amministratori e sindaci, un massimo di un milione di azioni ordinarie, con uno sconto del 5% sul prezzo pagato dal pubblico. Attualmente la composizione dell'assetto proprietario e' composto dal gruppo Fincisa, che la controlla con il 77,5% del capitale sociale, mentre il restante 22,5% e' detenuto da Akros. Nel dopo-quotazione, la partecipazione del gruppo Fincisa scendera' al
55%, invece la quota della merchant bank di Gianmario Roveraro sara' completamente ceduta. La quota che verra' offerta al mercato, quindi, proverra' completamente dalla vendita di azioni degli attuali soci, non essendo previsto un aumento di capitale. Il debutto a piazza Affari viene coordinato dalla stessa Akros insieme alla banca d'affari inglese
Schroders. Nel 1995, il gruppo Ceramiche Ricchetti ha ottenuto ricavi per 275 miliardi di lire, in uscita del 116% sul 1994, mentre l'utile netto si è attestato a 4,13 miliardi con una flessione del 7% rispetto all'anno precedente. Entrambi questi risultati sono da ascrivere per lo piu' alle acquisizioni di imprese estere (prevalentemente nord-europee), che
hanno evidenziato un buon livello di fatturato ma risultati in perdita. Cio' ha consentito a Ceramiche Ricchetti di beneficiare, nel 1995, di un significativo vantaggio fiscale. Per l'anno in corso, secondo quanto risulta a Milano Finanza,
il fatturato si manterra' in linea con il risultato dell'esercizio precedente, mentre l'utile crescera' sensibilmente anche grazie all'apporto delle controllate estere. Tra gli altri dati piu' significativi del bilancio 1995 gli analisti segnalano l'incremento delle riserve, passate da 21,47 miliardi del 1994 a 38,102 miliardi del '95 dovuto alla rinuncia della United
Tiles di una parte consistente dei suoi crediti finanziari (circa 15 miliardi di lire). Nonostante cio' l'indebitamento della societa' e'' cresciuto sensibilmente, da 65,8 a 169,1 miliardi tra il '94 e il '95, con oneri finanziari saliti dai 2 miliardi del 1994 agli 8,7 miliardi dell'esercizio successivo, pari a un incidenza del 3,2% del fatturato (riproduzione riservata).


Riello ristruttura il gruppo

Pare proprio che questa sia la volta buona. Riello, gruppo veronese leader nel settore dei bruciatori domestici e delle caldaie murali, punta a una rigorosa ristrutturazione e, successivamente, alla quotazione in borsa. Come anticipato da Milano Finanza il 23 dicembre '95, il giovane Alessandro Riello e le due sorelle sono destinati a uscire dal gruppo, che restera' saldamente nelle mani del padre Pilade, presidente, e del cugino di quest'ultimo, Ettore. Questo riassetto e' giustificato con la necessita' di lasciare il timone della societa' in mano ai soci imprenditori. Tuttavia pare che all'origine della separazione consensuale ci siano anche incomprensioni a livello familiare. Il piano di ristrutturazione prevede anche la semplificazione del gruppo, che attualmente e' organizzato attorno a due holding, Ofr spa e gruppo Riello spa, che fatturano piu' di 600 miliardi di lire, di cui un terzo all'estero. Al termine del riassetto societario, Riello dovrebbe essere guidata da una sola holding, creata dalla fusione della Ofr con il gruppo Riello. Nel futuro di questa societa' ci
dovrebbe essere anche la quotazione a piazza Affari. Interpellata, tuttavia, la societa' veronese smentisce. Secondo quanto risulta a Milano Finanza, invece, il piano di ristrutturazione e il conseguente progetto di debuttare in borsa sono gia' sul tavolo di una primaria banca milanese. L'ammissione al listino telematico, quindi, dovrebbe avvenire entro l'anno o, al massimo, all'inizio del '97.



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