"L' eterno problema, la viabilita'"

Il Resto del Carlino 22/09/96 pag.MO/8

CERAMICA / ROMANO MlNOZZl PARLA DELLA SlTUAZIONE ALLA VIGILIA DEL CERSAIE
Le cause del rallentamento dell' export (quasi a - 7 %) l' internazionalizzazione, il contenimento costi


Tempo di rassegne fieristiche (Tecnargilla a Verona e il Cersaie a Bologna) e di conseguenza periodo di riflessione per
l'industria ceramica alle prese con una fase di rallentamento iniziatasi circa un anno fa. Romano Minozzi, presidente del gruppo ceramico "Iris", ha accettato di rispondere ad alcuni interrogativi che gli abbiamo posto. Risposte estremamente significative sono uscite dal colloquio con l'industriale che guida un'azienda leader del settore e che da tempo segue una filosofia industriale che guarda, sotto l'aspetto produttivo e degli investimenti, in modo particolare all'Italia rispetto interventi all'estero. Dott. Minozzi, in marzo ci disse "che la festa era finita", riferendosi all'industria ceramica. Siamo quasi alla fine di settembre, cosa puo' dirci? Il tunnel della crisi e' stato imboccato? "Debbo confermare che vi e' in atto, se non proprio un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente, di sicuro un sensibile rallentamento. Un rallentamento che puo' essere ricondotto innanzitutto ad elementi congiunturali come ad esempio una certa incertezza
sull' andamento dell'economia a livello internazionale, ad una produzione eccessiva su scala mondiale, ad un negativo andamento del settore edilizio e quindi ad un forte aumento delle competitivita' del mercato. A carattere generale i dati relativi al primo trimestre '96 rispetto allo stesso periodo del '95, confermano un calo delle vendite del 6,8%. Ed inoltre un calo sia degli ordini esteri sia di quelli interni. Penso comunque sia questo un anno molto piu' impegnativo rispetto quelli passati". A suo parere rimangono sempre validi i motivi che hanno portato all'attuale fase congiunturale della ceramica, vale a dire la rivalutazione della lira, crisi dei mercati forti (Germania e Francia)... O c'e' dell'altro?
"Un recupero della lira di circa il 25% ed anche il forte rallentamento delle principali economie internazionali, come quella tedesca, hanno certamente la loro influenza. Va ricordato che nel 1995 il fatturato verso la Germania e' stato
pari al 28% di tutto l'export. Quindi la Germania rappresenta certamente un mercato di grande importanza per il nostro settore. E lo stesso discorso, restando in Europa, vale anche per la Francia. Occorre poi tenere presente che la potenzialita' produttiva e' sensibilmente aumentata negli ultimi tempi". L'innovazione, la qualita' e l'abbattimento dei costi sono tappe che lei spesso ha indicato per superare i momenti difficili: nei dettagli cosa si dovrebbe fare?
"Per quanto riguarda il nostro gruppo nel corso dell'esercizio '95 si sono effettuati investimenti per ben 80 miliardi di lire. Diversi settori di produzione sono praticamente del tutto automatizzati e numerosi sono stati gli interventi effettuati dai nostri tecnici su impianti acquistati, fino a renderli dei veri e propri robot. Capaci cosi' di contribuire a contenere ancora di piu' i costi di produzione. La qualita' globale, peraltro da sempre perseguita, ci ha consentito di ottenere l'importante certificazione del sistema qualita' secondo la norma Uni En Iso 9001. II fatto di poter garantire all'utilizzatore finale materiali di elevatissima qualita' rappresenta un elemento di estrema importanza, che i mercati avvertono e di norma non "contraccambiano"." Il nuovo contratto nazionale di categoria sicuramente non aiutera' nel contenimento dei costi. I sindacati affermano che i margini di profitto sono elevati quindi l'incidenza non sara' rilevante. Lei cosa puo' rispondere? "Nella sua domanda c'e' gia' la risposta. Sara' infatti piu' difficile contenere i costi di produzione e quindi i costi di carattere generale. Un'azienda deve avere profitti deve disporre di liquidita', deve poter liberamente ed in maniera adeguata investire in nuove tecnologie guardando al proprio futuro con ragionata sicurezza. Senza l'ausilio di prestiti, di finanziamenti e quindi di interessi passivi sempre molto onerosi, da dove corrispondere" .
Lei ha sostenuto Romano Prodi come premier del nostro Paese dove fimo ad oggi ha fatto bene dove ha sbagliato?
"E' solo da pochissimi mesi che presiede il Governo. Lasciamolo lavorare. Sul suo operare, sulla sua volonta' di fare bene, non ho dubbi". Cosa dovrebbe fare per il nostro comprensorio? "Almeno una cosa. Una cosa che le Amministrazioni locali non hanno voluto o saputo fare in tanti anni. Una rete stradale all'altezza di questo comparto industriale che fattura quasi 8.500 miliardi lire".



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