Piastrelle, scatta l' allarme

La Gazzetta di Modena 24/10/96 pag.22

Presentata l' analisi sulla produzione '95 della Societa' ceramica italiana


Dopo la vertiginosa salita degli ultimi anni per la piastrella e' cominciata la discesa. Non ancora un crollo, che si spera di evitare, ma certamente costi stabili e ricavi ridotti caratterizzano la ceramica italiana gia' dal 1995, quindi non da quest'anno come si supponeva.
E' quanto emerge dallo studio sui costi e ricavi del settore a cura della Societa' ceramica italiana, presentato ieri presso la sede di Assopiastrelle. Una situazione non preoccupante ma con piu' di un - campanello d'allarme. L'analisi affronta la situazione del 1995 e la prima sorpresa e' proprio scoprire che l'anno che si riteneva migliore per la piastrella presentava gia' invece chiari elementi di flessione rispetto al 1994. Nel settore produttivo molti costi aumentano: materie prime (anche a causa della svalutazione della lira) sia per impasto che per smalti, energia elettrica (soprattutto per i maggiori spessori da pressare con il gres porcellanato e per l'introduzione di impianti ecologici piu' dispendiosi), ricambi imballaggi. Qualcun altro, come l'energia termica, resta stabile. Cala ancora il costo per il personale, grazie agli accordi Sindacali del '93, all'automazione, al ciclo continuo. Ne deriva un costo di fabbricazione in leggero aumento rispetto al minimo storico toccato nel 1994. Primo campanello d'allarme. La stabilita' caratterizza anche i costi commerciali (agenti, spese per promozione, personale di area commerciale) e quelli generali (oneri finanziari. spese varie), anche se in questo campo va sottolineata la spesa sempre maggiore per l'acquisto di pezzi speciali e corredi, ormai assolutamente necessari per la ceramica. I costi di produzione generali quindi aumentano rispetto al 1994 e nel frattempo il prezzo di realizzo si mantiene stabile. L'esame dell'utile lordo piu' gli ammortamenti, indicativo dell'andamento del settore, indica
quindi che l'industria ceramica prosegue nel suo andamento ciclico: un picco e una crisi piu' o meno ogni otto anni. Solo che nell'ultimo decennio il picco e' stato pił basso e la crisi meno grave. Si va insomma, nel migliore dei casi, verso la normalita'' (maturita') del settore, probabilmente insufficiente per mantenere la leadership mondiale: l'Italia produceva il 30%, delle piastrelle nel mondo, in pochi anni e' scesa al 20%. I costi in vent'anni si sono dimezzati, ma se dal 1975 al 1985 sono scesi di 8 mila lire al metro quadro, nell'ultimo quinquennio si sono abbassati solo di 700 lire al metro quadro.
Veramente, si ha l'impressione che la ceramica non sappia piu' cosa inventare per abbassare le sue spese e che quindi sia
un po' piu' disarmata di fronte ad eventuali momenti di vendite in calo. Non contribuiscono a sollevarla le pessime infrastrutture del comprensorio, una ricerca che, a quanto pare, non ha in previsione nessun colpo a livello di quelli che hanno fatto la storia della piastrella. Una formazione professionale che lo studio giudica carente.



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