Migliora nel terzo trimestre '96 la redditivita' del gruppo Ricchetti

Il Sole 24 Ore 30/10/96 pag.27

Migliora nel terzo trimestre '96 la redditivita' del gruppo Ricchetti


Delusi dalla Borsa i manager della Ricchetti riconvocano gli investitori istituzionali, ad appena un mese dalla quotazione. Un secondo mini- road show, per illustrare i progressi fatti dall'azienda in questi ultimi mesi, e per convincerli che i fondamentali del gruppo non hanno nulla da spartire con quel che dice Piazza Affari dove il titolo viaggia sotto le 1.800 lire, un prezzo ben inferiore alle 2.300 lire alle quali fu collocato a meta' settembre. Cosi' ieri pomeriggio il presidente e amministratore delegato della Ricchetti Renzo Arletti ha incontrato una trentina di analisti finanziari nella sede dell' Akros. Un appuntamento, quello di ieri pomeriggio, per illustrare i risultati dei primi nove mesi dell'anno, preceduto la scorsa settimana da un incontro con i gestori dei fondi inglesi e scozzesi. Ecco i dati aggiornati dell'attivita' del gruppo. Alla fine dello scorso settembre l'utile prima delle imposte era di 16,7 miliardi, nell' itero 95 e' stato di 16,1 miliardi. "Una cifra, peraltro, penalizzata da ammortamenti sull'avviamento per l'acquisizione di alcune societa' estere che hanno pesato per 2 miliardi", dice Arletti. Positiva anche la performance dell'utile netto: un mese fa circa era di 6 miliardi, lo scorso anno e' stata di 4,2 miliardi. E in netta discesa figura l' indebitamento che da 89 miliardi di fine giugno e' passato a 58,8 di fine settembre, grazie ai 21 miliardi incassati con l'Offerta pubblica conclusa in settembre e ai circa 9 di cassa generata dall' attivita' del gruppo. Eppure il settore in cui lavora la Ricchetti e' praticamente bloccato in Italia. Arletti parla infatti di un' azienda che " viaggia in controtendenza rispetto agli altri prodotti di piastrelle". Grazie al fatto che esporta l'86 % del suo fatturato. Una quota raggiunta dopo la campagna di acquisizioni dello scorso anno che ha portato in casa Ricchetti alcuni dei piu' importanti marchi del nord Europa: aziende svedesi, finlandesi, danesi, norvegesi e tedesche, che rappresentano il 25% del mercato locale. Aziende che da anni perdevano e che nei primi nove mesi dell'anno, dopo un intenso processo di ristrutturazione, sono tornate a produrre profitti. "Aspettiamo solo che anche la Borsa se ne accorga" conclude con un po' d'amaro in bocca Arletti.




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