Contratto. Incontro disdetto, scioperi?

Il Resto del Carlino 03/12/96 pag.MO/7

Non ci sara' l'incontro, previsto oggi a Roma, fra la Fulc e le rappresentanze degli imprenditori della ceramica finalizzato al rinnovo del secondo biennio del contratto nazionale del lavoro. La «Federceramica» ha comunicato la
propria indisponibilita' e l'Assopiastrelle ha mandato un fax alle segreterie nazionali del sindacato annunciando l'impossibilita' a partecipare da sola al tavolo della trattativa. La prima ipotesi e' che le parti potrebbero incontrarsi il prossimo 10 dicembre. Tutto si fa piu' difficile per un settore che ha sostenuto a tutt'oggi 16 ore di sciopero e ne ha in previsione altre 12. Un record per l'intero comprensorio ceramico sassolese abituato, negli anni, a intese veloci. Che il clima si sia fatto molto difficile lo ha confermato anche William Ballotta nel corso di un recente programma televisivo. «Siamo a mettere a repentaglio le relazioni industriali e sindacali nel territorio», aveva detto e di questo se ne e' parlato sicuramente nel pomeriggio di ieri, nel corso di un incontro della Fulc provinciale, dove si e' discusso anche sulla data del prossimo sciopero di 4 ore. Altre 8, anziche' le iniziali 4, sono gia' state programmate dalla segreteria nazionale della Fulc per venerdi' 13 dicembre e riguarderanno tutti i settori (vetro, ceramica, concia) interessati al rinnovo del contratto. Le difficolta' sono notevolmente aumentate anche sotto l'effetto di quanto e' scaturito dall'intesa raggiunta
fra la «Marazzi» e la Rsu sempre sul rinnovo contrattuale. I proseliti di questa linea non mancano nella «piastrella valley» anche se al momento si esprimono solo in termini di volonta'. Si acuisce sempre di piu' la spaccatura fra gli imprenditori: da una parte chi vuol resistere ad oltranza e dall'altra chi, seguendo la «Marazzi» vuole trovare l'intesa con il sindacato. Per l'Assopiastrelle e' difficile condurre al tavolo della trattativa una linea sindacale che accontenti tutti. E' chiaro che ogni singola azienda tiene un atteggiamento legato al suo momento economico e spaccia per interessi nazionali di settore i propri interessi di bottega. Lo sciopero, con i magazzini pieni, non costa niente, a differenza, invece, della cassa integrazione. Chi invece non risente della crisi e deve mantenere fede alle spedizioni e agli ordini
e' chiaro che segue la scia dell'effetto «Marazzi». In sostanza lo sciopero non fa paura dal punto di vista politico, ma solo economico. II pericolo e' che stia sciamando la «credibilita'» delle rappresentanze, sia imprenditoriali che sindacali. II campanello d'allarme ha suonato con i contratti aziendali sul finire del '92. Purtroppo nessuno se ne e' accorto.




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