Ceramica, la festa e' finita

La Gazzetta di Modena 04/12/96 pag.18

Assopiastrelle, presentate l' analista di bilancio '95-'96 e le previsioni per il '97
Coi tagli ai consumi calano le vendite quasi fermo l' export e magazzini stracolmi


La ceramica ce la fara', soprattutto se sapra' continuare a comportarsi in modo razionale, senza lasciarsi indurre a un'isterica battaglia sui prezzi. Una tentazione del resto facile per imprese che vedranno gradatamente riempirsi i magazzini, calare le vendite, aumentare i costi. Una politica pero', secondo i relatori dell'annuale analisi di bilancio ed osservatorio previsionale del settore (ieri ad Assopiastrelle), da usare con oculatezza e parsimonia.

La piastrella in questo momento puo' essere rappresentata con la metafora usata dal responsabile del settore statistiche di Assopiastrelle (nonche' presidente delle Nuove ceramiche Ricchetti) Renzo Arletti: «Siamo come uno sciatore di fondo che ha appena finito di percorrere un tratto piano in cui ha preso velocita'. Ora si profila la salita e anche se abbiamo i mezzi e una forma perfetta, siamo inevitabilmente costretti a rallentare». E proprio cosi', come evidenzia lo studio condotto insieme alla Banca Popolare dell'Emilia Romagna su un campione di oltre 180 imprese significative.
II rallentamento, che tutti pensavano iniziato a 1996 inoltrato, si puo' invece far risalire , all'ultimo trimestre del 1995
quando si sono registrati i primi segnali di flessione delle vendite. Da allora la situazione e' sempre peggiorata. Stabile il
mercato Italiano (ma stabile al ribasso per cui non e' una consolazione) ci sono stati invece grossi cali su quelli tedesco e francese e su tutta l'arca franco-marco quella su cui la piastrella italiana ha finora contato maggiormente. Sono in aumento gli acquisti nei paesi dell'Est ma non possono compensare quello che verra' a mancare dagli altri. La differenza rispetto ad altre crisi affrontate dalla ceramica, e' che, a fronte di eccessi di produzione, fino ad oggi la piastrella ha sempre trovato sbocchi in nuovi mercati, mentre ora sembra non œ ne siano piu' di accessibili. Una breve fotografia di come si trova la piastrella italiana all'inizio della salita: dal momento della svalutazione della lira (1992) fino a quasi tutto il 1995, l'incremento di fatturato e' stato altissimo (+12% nel 1994 e nel 1995), le imposte hanno avuto peso minore (grazie alla legge Tremonti sugli sgravi per investimenti), sono cresciuti gli investimenti strumentali e finanziari. Molte imprese hanno conosciuto una crescita dimensionale notevole, tanto che nel campione di oggi sono 22 le imprese oltre i 100 miliardi di fratturato, mentre una volta erano quattro o cinque. Rispetto al passato i grandi gruppi conservano le performance migliori, ma per tutte le altre classi di fatturato (ne sono individuate in tutto cinque) le differenze sono minime, i risultati sono simili. Non e' piu' la dimensione o il fatturato, insomma la chiave per capire la situazione di un' altra azienda, ma piuttosto il tipo di produzione: certe tipologie hanno reso piu' di altre, come risulta eclatante degli aumenti del gres porcellanato, ma non solo. Insomma, alla fine l'atleta ceramica si presenta alla salita nelle migliori condizioni. Ha un solo dato preoccupante, ma e' quello chiave: il magazzino esplode: Gli aumenti di produttivita' e i cali di vendite hanno determinato grandi aumenti nelle scorte. La redditivita' operativa delle aziende si riduce. Il margine fra prezzi e costi (prima crescevano di piu' i primi, ora e' il contrario ) si riduce. A questo punto e' necessario una politica di calo dei prezzi "che - consiglia il relatore di Prometeia - dovra' essere molto attenta e volta a ridurre il magazzino. Uno scenario di produzione sempre elevata e svenduta a prezzi bassi si rivelera' invece molto oneroso per le imprese".



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