Il futuro sara' positivo

Tile Italia 28/2/97 pag.32

C'e' un contrasto evidente tra il clima esistente tra i produttori e l'andamento effettivo della domanda nel settore delle piastrelle. L'andamento delle vendite nel settore ha subito, secondo i dati elaborati da Prometeia, una flessione tutto sommato modesta; si dice dello 0,5% rispetto all'anno precedente ed anzi il volume complessivo in termini di quantita' resta molto elevato, addirittura oltre i 100 milioni di metri quadrati in piu' rispetto ai primi anni novanta e gli stessi margini rimangono a livelli notevoli in confronto alla media dell'industria italiana. Tuttavia il clima tra gli operatori e' pesante, spinto anche dall'evidenza che negli ultimi anni si e' investito massicciamente, in parte sulla scia di un trend eccezionale, in parte agevolati dalla legge Tremonti. Ora ci si trova con una domanda che, sia pure consolidata ad alti livelli, risulta tale da evidenziare una notevole capacita' produttiva inutilizzata. E quindi, ovviamente, gli imprenditori si lamentano. Credo sia opportuno riflettere su questo aspetto. In particolare il provvedimento di defiscalizzazione degli investimenti (legge Tremonti) e' stato da piu' parti salutato come una azione non solo positiva, ma senza controindicazioni. Solo pochi economisti ricordavano in quell'epoca che il provvedimento, forse giusto in se, tuttavia avrebbe potuto generare sovracapacita' produttiva proprio in quei casi, caratterizzati da un trend eccezionale e da una presenza di impianti relativamente nuovi. Questo e' stato il caso delle piastrelle ed ora se ne risentono gli effetti negativi. D'altra parte un intervento automatico puo', per sua natura, sortire effetti diversi in contesti diversi. Certamente c'e' una riduzione della domanda interna, dovuta al rallentamento delle ristrutturazioni, cosi' come c'e' stato un appannamento del ciclo positivo della domanda interna tedesca, dopo la prima ondata di ristrutturazioni nei laender orientali. Relativamente al mercato interno l'abbassamento delle aliquote I.V.A., recentemente deciso dal Governo, dovrebbe essere sufficiente per rilanciare proprio quella richiesta di ristrutturazioni che potrebbe mantenere alta la domanda interna. Tuttavia, proprio questa situazione, al di la' della vicenda congiunturale, dimostra come anche in questo settore sia cruciale disporre di una visione globale del mercato in modo da poter sempre bilanciare la produzione fra mercati fra loro interconnessi, ma tali da mantenere un loro autonomo andamento. Questo richiama necessariamente una riflessione sulla nostra presenza internazionale. Personalmente credo che in questa fase si debba innanzitutto rafforzare la rappresentanza complessiva degli interessi italiani nel mondo. Non si tratta tanto di favorire specifiche azioni di supporto al commercio estero, sicuramente necessarie ma certamente non surroganti la carenza della rete di rappresentanza. Vi e' dunque la necessita di rafforzare innanzitutto le ambasciate, perche', come insegnano il caso tedesco e francese, l'esistenza di un solido punto di riferimento diplomatico e consolare serve, oltre a garantire i nostri connazionali presenti in terra straniera in eventuali situazioni difficili, anche a far sentire quanto l'Italia dedichi finalmente attenzione ad aree commercialmente sempre piu' importanti e, in passato, non sempre sufficientemente considerate. Quest'anno, ad esempio, risulta evidente dalle diverse iniziative finora intraprese, che vi sara' uno sforzo nei confronti dell'area asiatica, con visite sistematiche di rappresentanti del Governo in paesi che continuano a crescere a ritmi sostenuti. Non solo Cina, India e Giappone, ma anche Vietnam, Indonesia, Taiwan. In questa direzione diventa necessario anche rivedere la nostra presenza in numerosi organismi internazionali, come le banche di sviluppo che intervengono su grandi continenti, come appunto l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Questo vuol dire, ad esempio, essere piu' presenti nei grandi fondi multilaterali, che finanziano le grandi opere in diversi paesi emergenti. In questa linea vi e' stato inoltre un serio impegno, scaturito dalla presidenza italiana dell'Unione Europea, a favore della cooperazione tra Europa e Paesi Mediterranei. In altre parole credo che lo Stato debba essere piu' presente in quelle attivita' piu' specificamente sue, lasciando agli operatori tutto lo spazio per sviluppare la loro iniziativa internazionale, ivi compresa la necessita di disporre di una rete mondiale di vendita anche attraverso accordi ed investimenti all'estero. In questa prospettiva bisogna pero' ricordare che la crescita internazionale del Paese non puo' basarsi solo sulla situazione esistente, ma bisogna sviluppare una nuova industria che, partendo dalle competenze e dalle esperienze esistenti, possa aprire nuovi ambiti industriali. E' quindi necessario ed opportuno mantenere alta la produttivita' e l'efficienza della nostra industria, una industria che del resto si e' molto rafforzata negli anni della svalutazione, ma che ora necessita di ampliare nuovamente il suo spettro dopo un periodo in cui ci si e' riconcentrati su un nucleo efficiente ma ridotto.



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