Ceramica, ricette anti crisi

La Gazzetta di Modena 19/4/97 pag.21

Il convegno "Distretto 2000" a Ca' Marta organizzato dalla Quercia.
Ora servono nuove partnership. Il problema delle infrastrutture.


Le buone notizie: siamo sempre i primi. Addirittura, dopo le moto in Giappone, siamo la seconda concentrazione di mercato al mondo. Le piastrelle di ceramica infatti detengono il 50% dell'intera quota di commercio mondiale. Da qui in avanti quasi solo ombre sono emerse dal convegno "Distretto 2000", organizzato nella giornata di ieri a Ca' Marta dal Pds, con la partecipazione di tutti i maggiori esponenti dell'industria e del mondo politico legato alla "piastrella valley".

Nessuno si e' dimenticato tutto il buono che caratterizza il distretto. Il momento non felice pero' fa emergere soprattutto i problemi e a sentire le relazioni di ieri c'e' da aspettarsi un futuro difficile: perche' fino ad oggi la piastrella ha vissuto cogliendo il meglio delle contraddizioni italiane, sfruttando i periodi di alta inflazione e poi quelli di svalutazione per fare sempre nuovi salti in avanti nelle vendite, soprattutto nell'export (lo spiega Angelo Tantazzi, direttore di Prometeia). Oggi pero' il settore comincia a capire che dovra' d'ora in poi confrontarsi con una situazione nuova, dl cambi fissi e, in futuro, moneta unica, in cui !a competizione sara' ancora piu' accesa e tali indubbi svantaggi in termini di costi e infrastrutture rispetto ai paesi avversari si pagheranno. Le ricette per uscirne? La piu' importante e' quella, proposta da Tantazzi e sottoscritta da Ivanno Ligabue di Acimac: "essere piu' presenti dove le piastrelle si vendono e si fanno a minori costi. Esserci commercialmente, smettendo di dedicarsi solo all'innovazione di processo, ma esserci anche fisicamente, ricercando partnership - ha detto Ligabue - vista la buona fama del prodotto italiano non faticheremmo a trovare". Ricetta ottima e condivisa dai piu', ma che richiede un grosso sforzo economico, in questo momento impossibile per molti ("quasi tutte le nostre imprese sono sottocapitalizzate", ha detto Antonio Camellini). Che fare, allora? Aspettare che qualche grossa scoperta nel modo di produrre o la concentrazione di tutto il settore nelle mani di pochi spazzino via il primo distretto-modello della ceramica del dopo 2000? Intanto si potrebbero fare le "piccole" cose: formazione di figure professionali utili alla ceramica: ricerca, collegata fra tutti gli attori (<>) e soprattutto le benedette infrastrutture. I politici si sono presentati al convegno forti di alcuni importanti documenti e risultati (accordi sui trasporti, sui fanghi sul via alla Modena-Sassuolo e alla bretella) ma anche con nuove responsabilita': <>.



torna all'indice