Maestri della ceramica al castello di Spezzano

Il Resto del Carlino 29/8/97 pag.mo/2

Il castello di Spezzano e' protagonista dell'estate espositiva. Merito della <> culturale intelligentemente accorta del comune di Fiorano. Abbiamo avuto le <> di Burnelli, Mascalchi, Mattioli e Zecchi; la bella personale di pittura di Luigi Tagliavini; i ritratti di Walter Manzini; la l° Biennale d'arte ceramica; siamo in attesa (6 settembre - 5 ottobre) della importante rassegna di formelle di maiolica decorata del XIII e XIV secolo dal Palazzo dei Papi di Avignone. Non possiamo, pero', ignorare un'altra mostra di spessore internazionale come <>: una ventina di ceramisti di consolidata notorieta' scelti fra quelli operanti nelle varie parti del mondo (come il titolo allude). Concordiamo con le sottili notazioni critiche di Maria Grazia Morganti che individua un'intenzione sottilmente ironica in Andrea Carolina Lesmus Fonseca. Il piatto di Darryl John Robertson nel suo neoprimitivismo non esclude derivazioni surrealiste. Il neocostruttivismo di Franck Steyaert pur nella sua simmetria non e' privo di calore. Urbain Crape', con fitta tramatura puntinista, raggiunge effetti di innegabile morbidezza. Pierre Bayle e' carico di allusivita' simboliche. Il nostro Emidio Galassi ricorre a procedimenti esecutivi che escludono manipolazioni dirette. Ascendenze futuriste di Giovanni Cimatti che - a detta della Morganti - nella meticolosa tecnica ad intarsio si rifa' al <> coreano. Poetica del ricordo in Guido Mariani. La lezione dell'informale (e in particolare di Burri) in Giuseppe Lucietti. Accostamenti di terra rossa, oro e smalto conferiscono al modellato di
Aldo Rontini calde dolcezze mediterranee. L'americano Robert Shay, con quel suo <> dal marcato iperrealismo si ripete in un'operazione che gli e' congeniale. L'australiano Shigeo Shiga piu' che per la sfericita' dell'elaborato si raccomanda per le cromie avvolgenti dello stesso. Non immediatamente percepibile il <> di Lubomir Silar, mentre la <> di Anna Strzelzyk trova accenti di lirico surrealismo. Il populismo kitsch di Juris Bergins lascia un poco perplessi; il piatto turchese di Yoshiro Kimura e' quanto di piu' orientale si possa immaginare. Solo una citazione (per ragioni di spazio) ai bravi Ryoji Koie, Shoji Mitsuo, Gil Hong Han e Vada Morihiro. Con tante scuse al lettore costretto a questo non facile esercizio di pronuncia dei nomi.



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