Dopo un quadriennio a tutto gas frenatina congiunturale

EconERre 30/9/97 pag.6

Calo nel '96, incertezza nel '97


Sara' una coincidenza fin troppo banale, eppure la date combaciano alla perfezione: 17 settembre 1992, la svalutazione della lira, il marco diventa invincibile; autunno 1996, la lira torna a galla, rientra nel Sistema monetario europeo, la nostra moneta si ripresenta nel club delle monete di rango. Un bel successo per l'Italia, una gatta da pelare per tutti quei settori che avevano cavalcato la lira debole per aprire i rubinetti dell'export. E fra quei settori il campione dei mercati esteri porta il nome dell'industria ceramica. Una coincidenza fin troppo banale, eppure dopo quattro anni di crescita ininterrotta sulle ali dell'export, ecco che l'universo della ceramica (320 aziende in Italia, 410 stabilimenti produttivi) deve aprire il paracadute per frenare la caduta di ordini, vendite, produzione. A Sassuolo e dintorni e' arrivato qualcosa che vagamente ricorda lo "sboom". Gli addetti ai lavori ostentano serenita' e sicurezza, la parola d'ordine e' una sola: frenata congiunturale. La spiegazione, un po' risentita, e' altrettanto univoca: ma cosa pretendete da noi, che si vada sempre avanti col motore al massimo? L'economia frena, freniamo anche noi. Comunque sia, l'industria ceramica ha dimostrato con i suoi bilanci finali del '96 (e con l'andamento dei primi mesi del '97) come la politica monetaria possa produrre effetti pressoche' immediati sui numeri delle aziende. Lira piu' forte uguale esportazione in affanno. Il 1996 ha scritto la parola fine sul quadriennio d'oro della ceramica annunciando che la produzione (554,5 milioni di metri quadrati di piastrelle) e' calata dell'1,37 per cento rispetto al 1995. Per far fronte alla situazione, le aziende sono tornate a fare ricorso alla cassa integrazione e in molti stabilimenti le ferie natalizie sono state allungate piu' del solito. Il dato sull'occupazione parla chiaro: a fine anno il settore dava lavoro a 31.507 persone, con una flessione del 2,71 per cento. Dalle province di Modena e Reggio Emilia continua comunque a uscire l'80,02 per cento dell'intera produzione nazionale di piastrelle. Il calo produttivo non ha seguito di pari passo la frenata delle vendite, che e' stata piu' accentuata: l'anno scorso l'Italia ha mandato sui mercati 529,6 milioni di metri quadrati di piastrelle con una flessione percentuale del 2,36. Un dato che corrisponde essenzialmente alla battuta d'arresto delle esportazioni. Le aziende dichiarano infatti secondo l'ultima indagine statistica dell'Assopiastrelle - di avere venduto all'estero 322,6 milioni di metri quadrati (- 2,29 per cento). Il discorso cambia se si tiene conto dello quota di export sviluppata non solo per via diretta dal produttore, ma anche attraverso societa' commerciali che distribuiscono il prodotto sui mercati internazionali. In questo caso le piastrelle approdate all'estero nel '96 salgono a quota 363,3 milioni di metri quadrati (oltre 211 milioni in Europa e poco piu' di 152 milioni nei paesi extraeuropei), con un leggero incremento dello 0,51 per cento rispetto all'anno prima. Molto pesante, invece, l'andamento del mercato interno con un dato che riflette in pieno la frenata dei consumi che ha caratterizzato l'Italia negli ultimi mesi. Gli italiani hanno comprato 166,3 milioni di metri quadrati di piastrelle, l'8 per cento in meno. E cosi' sono salite anche le giacenze di magazzino: quasi 170 milioni di metri, 20 milioni in piu' che nel '95, il 30,7 per cento dell'intera produzione. L'equazione della mini crisi che ha investito l'industria della ceramica si chiude con il fatturato delle aziende: 8.133 miliardi (- 3,95 per cento). Anche i prezzi, in media, sono calati (- 1,66 per cento) con una crescita, pero', del 10,9 per cento sul mercato italiano e un calo del 7 per cento sui mercati d'oltre frontiera. Per finire, gli investimenti: dopo l'eccezionale picco degli 814 miliardi investiti in beni capitali nel '95, lo scorso anno l'industria della piastrella ha ridimensionato i volumi portandosi a 546 miliardi. Va detto che gli straordinari valori del '95 erano stati stimolati dalla legge Tremonti, che aveva garantito agevolazioni fiscali legate al reinvestimento degli utili in azienda. E il '97? Nemmeno i (guru) dell'Assopiastrelle azzardano previsioni. Il loro rapporto statistico ufficiale si chiude con queste parole: "Gli elementi oggi disponibili sembrano invitare alla prudenza. Permangono infatti tutte le debolezze legate all'andamento del mercato interno, non adeguatamente compensate dall'andamento dei mercati esteri".



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