E' il momento di aggregarsi e investire nel mondo per la commercializzazione

EconERre 30/9/97 pag.8

Obiettivo numero uno per le imprese: garantire con punti di vendita la consegna immediata del prodotto. Intervista ad Antonio Camellini.


Dopo un quadriennio di forte e turbinosa crescita, il distretto ceramico di Sassuolo soffre un tantino. Addirittura si e' tornati a parlare di cassa integrazione. Ed in cerca di nuovi mercati per superare questo periodo di grande affanno, guarda ad Est. Europa dell'est. Ma non e' sufficiente guardare semplicemente ad Est. "Il settore ceramico appare ancora troppo sotto capitalizzato di fronte alle sfide dei prossimi anni", afferma Antonio Camellini, presidente del centro estero delle Camere di commercio dell'Emilia-Romagna. Di conseguenza, aggiunge, "occorre unire piu' risorse per affrontare queste sfide". E' necessario, in altre parole, aggregarsi invece di affrontare l'export in ordine sparso. Ed aggregazioni, chiarisce Camellini, "su due tipi di fasce". La prima e' l'aggregazione tra quattro-cinque piccole imprese in modo che, dice, "si formi una media impresa consortile sui 150 miliardi di fatturato". La seconda fascia e' costituita dall'aggregazione "tra due-tre medie imprese in modo da formare una grande impresa consortile dai 450 ai 600 miliardi di fatturato". E quindi tale da affrontare i nuovi mercati. Che possono essere quelli dell'Est europeo ma anche quelli piu' lontani come l'area del Nafta, vale a dire Stati Uniti, Canada e Messico, e quelli del Mercosur, quindi Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Spiega Camellini: "La globalizzazione dei mercati richiede oggi fortissimi investimenti dal momento che e' necessario investire sulla distribuzione e commercializzazione creando punti operativi propri in varie zone strategiche del mondo. E' necessaria una presenza fisica in modo da offrire assistenza alla progettazione, fornire servizi reali sul cantiere, garantire una consegna pronta. Significa, in sostanza, eliminare i tempi del trasporto e garantire con i punti vendita la consegna immediata del prodotto". Il che vuol dire abbandonare la vecchia tecnica del "mordi e fuggi" grazie alla quale proponevi un servizio a distanza con consegna a 90-180 giorni. Oggi invece i mercati vanno presidiati e le posizioni rafforzate con operatori fidati e selezionati sul posto che possano disporre di un deposito per effettuare immediatamente le consegne. E se ci si adegua rapidamente a queste idee, esistono anche buone possibilita' di business. Ad esempio, ricorda Camellini, per Mosca l'indice di privatizzazione supera il 55 per cento contro il 20-25 di San Pietroburgo. Indici alti in ogni modo. Quindi in queste due metropoli, afferma, occorre un prodotto a pie' d'opera con il pagamento alla con segna". Anche se nell'Unione Sovietica il pagamento alla consegna non e' proprio cosi' facile. Ma il discorso che viene fatto a Mosca e San Pietroburgo vale anche per Giacarta, Singapore, Buenos Aires, Los Angeles. Se ci sei, per dirla brutalmente, fai affari. Altrimenti, aggiunge Camellini con grande realismo, "ti trovi nei pasticci". Investire in maniera continuativa nel marketing diventa il fattore determinante perche' le tecnologie, sostiene il presidente del centro estero delle Camere di commercio dell'Emilia Romagna, "ti vengono dietro". Si puo' produrre in Somalia, in Cina o in Sud America. Ma c'e' bisogno di un marketing continuo abbinato ad una innovazione continua. C'e' bisogno di antenne che riportino in azienda le richieste del mercato argentino o di quello brasiliano. In modo da adeguarsi il piu' all'estero rapidamente possibile alle diverse esigenze. E' una strategia gia' in atto. Tanto e' vero che, dice Camellini, "oggi non si comprano piu' le fabbriche di produzione. Oggi le aziende comprano le reti distributive". Certo, sono le imprese piu' grandi a muoversi con maggiore facilita'. E sono gia' avvenute anche aggregazioni consortili tra aziende ma, avverte Camellini, che e' anche presidente della Camera di Commercio di Modena, "si tratta ancora di aggregazioni troppo piccole. Ed invece c'e' bisogno che si arrivi anche all'aggregazione di piu' gruppi tra loro". Insomma, per continuare ad esportare (l'Emilia-Romagna e' al quarto posto nella graduatoria italiana delle esportazioni dopo la Lombardia, Veneto e Piemonte) e semmai esportare ancora di piu', le imprese, sostiene Camellini, "devono compiere un salto di qualita'. Che e' soprattutto culturale. Un salto di qualita' come testa: innanzitutto aggregandosi e quindi vedendo il concorrente non piu' come un avversario. E poi uscendo dall'ambito della gestione provinciale e familiare dell'azienda e lasciando spazio ad una gestione societaria piu' articolata". Rimanere piccoli e provinciali, in definitiva, diventa oggi troppo costoso.



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