La strategia della Ricchetti/ Dopo l'ingresso in Borsa ora punta sugli Stati Uniti

EconERre 30/9/97 pag.16

E' stata la prima azienda del settore delle ceramiche ad entrare, alla fine dell'anno scorso, in Borsa. Anche se una parte dei dipendenti non ha ancora del tutto capito il cambiamento di ruolo. Ed anche se ancora oggi i risparmiatori soffrono un tantino dopo aver sborsato una ventina di miliardi finiti nelle casse dell'azienda per ridurre i debiti di un buon 36 per cento: le azioni delle Ceramiche Ricchetti navigano (siamo a meta' luglio) di poco sopra alle 1.800 lire e quindi sono di gran lunga al di sotto del prezzo di collocamento di 2.300 lire. Uno scivolone dovuto, sostengono gli analisti, alla stasi che il mercato della ceramica ha attraversato in questi ultimi mesi. L'anno scorso la Ricchetti ha avuto un bilancio consolidato di 249 miliardi di fatturato. In calo quindi di un 9 per cento per l'eliminazione di alcune linee produttive a basso valore aggiunto commercializzate nel Nord Europa. Anche il numero dei dipendenti e' diminuito da 1.027 a 898 persone in seguito alla ristrutturazione effettuata in Svezia e Finlandia. Ma la flessione europea (i ricavi sono diminuiti del 12 per cento a 183 miliardi) e' stata parzialmente assorbita dalla crescita delle vendite negli Stati Uniti (con un aumento del 6 per cento) e nell'Estremo Oriente (addirittura del 20 per cento). Ed e' il mercato nordamericano quello su cui Renzo Arletti, presidente e amministratore dell'azienda che e' uno dei principali produttori di piastrelle in monocottura di pasta rossa e bianca per pavimenti e rivestimenti, conta di poter crescere in maniera robusta. Gia' dispone di una propria societa' commerciale con sede in Florida per distribuire i prodotti nel Nord America, ora Arletti pensa anche di acquisire negli Stati Uniti partecipazioni in piccoli gruppi dalle enormi potenzialita'. Acquisizioni entro l'anno di societa' considerate strategiche ed in grado di aumentare i ricavi sul mercato americano del 20-25 per cento. Molto probabilmente aziende con attivita' produttive povere ma con grossi marchi e quote di nicchie di mercato. Soprattutto con una propria rete distributiva. Del resto Arletti, poco piu' che quarantenne, origini emiliane ma cresciuto a Bolzano, non ha mai nascosto che la sua strategia di sviluppo consiste nell'avere i piedi nei mercati di distribuzione dei Paesi piu' importanti non piu' attraverso i soliti agenti plurimandatari ma grazie ad una solida rete distributiva di proprieta'. E', in definitiva, anche la strategia che stanno cercando di realizzare altre aziende delle piastrelle. La Ricchetti ha una lunga storia alle spalle. Nata ad Imola alla fine degli anni Sessanta ma con un nome diverso, porta il nome che ha oggi a partire dal 1972 quando la sede viene trasferita a Sassuolo. Poi la famiglia Ricchetti lascia il bastone di comando ad una societa' tedesca. Un'altra decina d'anni ed anche i tedeschi possano la mano: questa volta ad un gruppo svedese. Finche' nel dicembre 1995 l'azienda ritorna, con la collaborazione di una banca d'affari, la Akros, di proprieta' italiana finendo nell'orbita di un'altra azienda del settore, le Industrie ceramiche Cisa-Cerdisa, il terzo gruppo nel mondo delle piastrelle alle spalle della Marazzi e dell'Iris. Finendo, in definitiva, sotto il controllo di Oscar Zannoni, un imprenditore reggiano che si occupa anche di piastrelle ma anche di finanza. Al punto da essere diventato anche presidente della Akros, la banca d'affari che mostra qualche segno di tensione dopo essere stata a lungo sotto la guida di Gianmario Roveraro.



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