Quel prezioso Centro servizi che da un quarto di secolo fa ricerca e assiste le imprese

EconERre 30/9/97 pag.19

Ce ne parla il prof. Carlo Palmonari, cui fa capo. Una struttura davvero utile alla crescita del settore. Quota elevata di autofinanziamento.


Il Centro Ceramico e' nato in un ristorante dell'Eur, venticinque anni fa. Li' a mezzogiorno si incontrano, per caso, due amici emiliani, il professor Palmonari, docente a Bologna di scienza e tecnologia dei materiali ceramici, e il signor Artioli, titolare di un'azienda di piastrelle a Reggio, appena eletto nel consiglio d'amministrazione della neonata Ervet, la finanziaria regionale per la valorizzazione economica del territorio. Ente con qualche soldo, una missione, ma, secondo Artioli nessuna idea su come realizzarla. "Hai qualcosa da suggerirci?" chiede. E Palmonari, tra una portata e l'altra, disegna quel che diventera' il Centro Ceramico, prototipo e insieme mosca bianca nel panorama dei centri di servizio targati Ervet. Essendo nato per primo, ha indubbiamente improntato di se' tutti quelli venuti dopo. Ancor oggi conserva pero' due caratteristiche che lo rendono unico, forse anche al di fuori dei confini regionali. Il Centro Ceramico e' l'unico infatti a coniugare in un'unica struttura ricerca e assistenza tecnica alle imprese. In questo modo il
contatto con le aziende; orienta la ricerca e mette in grado quest'ultima di essere davvero utile alla crescita del settore. Non solo: grazie a questa accoppiata la quota di autofinanziamento ha raggiunto l'82% contro una media del settore che supera a fatica il 30%. Un risultato decisivo soprattutto in tempi di ristrettezze per le finanze pubbliche. "Vent'anni fa - racconta Carlo Palmonari - avevamo messo in piedi un laboratorio ceramico all'interno dell'Universita'". Una struttura necessaria: "A pochi chilometri di distanza, tra Sassuolo, Reggio e Modena, esisteva la piu' alta concentrazione mondiale di industrie del settore. Si tratta pero' di aziende di dimensioni per lo piu' medio-piccole, dunque incapaci allora come oggi di mantenere al proprio interno strutture di ricerca, pur esprimendo una forte domanda di innovazione". Che fare, dunque? "Le strade erano due: lasciare inevasa quella richiesta o tentare di darvi una risposta attraverso una struttura esterna". Nasce cosi' un primo laboratorio all'interno dell'ateneo bolognese. "Questo pero' soffriva dei limiti tipici di tutte le strutture pubbliche - racconta Palmonari - era piccolo, poteva contare su risorse molto scarse dovendo viceversa fare i conti con una burocrazia molto pesante che ne limitava ulteriormente le possibilita' di intervento". Ovvio che chi vi lavora inizi a cercare una soluzione diversa. Cosi' quando Palmonari incontra Artioli all'Eur si accende inevitabilmente la lampadina: perche' non dare vita ad un laboratorio pubblico-privato, capace di fare da ponte tra il mondo della ricerca universitaria e le esigenze delle aziende? Tempo un paio d'anni e decolla cosi' il Centro Ceramico. La compagine sociale vede, fianco a fianco, Universita' e Assopiastrelle, la Regione con Ervet e l'Unioncamere regionale nonche' le cooperative dell'Ancpl, l'Andil e l'istituto nazionale per la ceramica e i silicati (Encs). La maggioranza? "Il Centro Ceramico - spiega Palmonari e' un consorzio di tipo universitario e in quanto tale non prevede la suddivisione di quote". Quindi niente maggioranza. Si governa assieme. Finora, secondo il professore che ha fondato l'ente, senza problemi particolari. Fin dall'inizio il Centro Ceramico, grazie alla propria anima universitaria, ha saputo unire l'interesse per la ricerca all'assunzione di un ruolo pratico, di assistenza tecnica a favore delle imprese. "Siamo partiti in tre - racconta Palmonari - adesso siamo in quaranta, ma da vent'anni a questa parte tutti si occupano di entrambi i compiti. Non c'e' qualcuno che fa ricerca e qualcuno che si occupa dell'assistenza, ma tutti i nostri ingegneri passano un giorno alle prese con i problemi di consumo energetico del nuovo forno della piccola azienda di Sassuolo e il successivo alle prese con la scelta della miscela migliore per nuovi materiali bioceramici". Un giorno sul campo, l'altro in laboratorio. Un'alternanza salutare. Ma di che cosa si occupa, concretamente, il Centro Ceramico? Partiamo dalle attivita' di assistenza tecnica. "In collaborazione con le associazioni di categoria - racconta Palmonari - stiamo curando un check-up completo su 220 aziende ceramiche, in Emilia-Romagna ma anche nelle altre regioni italiane, centro-sud compreso". Dalla qualita' del prodotto al marketing, dalla sicurezza all'inquinamento sono sette i capitoli esaminati. Per ciascuno una batteria nutritissima di domande. A ciascuna risposta corrisponde un punteggio. "Alla fine - spiega Palmonari - i totali per ogni capitolo, confrontati con le medie del settore, ci danno una fotografia precisa dello stato di salute dell'azienda". Indicazioni utili per l'imprenditore che puo' cosi' sapere con precisione dove intervenire per migliorare la situazione e qual e', anche in prospettiva, la sua posizione rispetto ai concorrenti. "Per ora abbiamo analizzato 60 aziende. L'obiettivo e' terminare il check-up entro la fine dell'anno". Da tempo e' partito invece l'audit energetico: "All'interno di un furgone - racconta Carlo Palmonari abbiamo allestito un laboratorio mobile dotato di tutte le apparecchiature in grado di misurare l'energia consumata da ogni singolo impianto". Ma l'attivita' prevalente che il Centro ceramico svolge per le aziende e' quella di laboratorio per testare e certificare la qualita' dei prodotti. "Si tratta di un lasciapassare importante - spiega il fondatore - soprattutto per chi punta ad entrare in mercati nuovi". Da qualche tempo poi, funziona ancora di piu'. "Abbiamo messo in piedi Cerlabs, una catena di laboratori che dall'Europa
all'Australia passando per Stati Uniti e Singapore, riconoscono reciprocamente la validita' delle prove effettuate". Ci sono poi i progetti di ricerca, in buona parte resi possibili proprio grazie agli incassi ottenuti dall'attivita' di consulenza ed assistenza tecnica alle imprese. "Insieme a Marazzi e Sacmi, con il contributo di fondi europei - racconta Palmonari - stiamo studiando impasti speciali per piastrelle". Poche comunque le novita' possibili su questo fronte: "Da almeno 300 anni le mattonelle si fanno nello stesso modo: argilla, sabbia, una pressa e un forno. Nel settore le innovazioni pesanti riguardano piu' il processo che il prodotto". C'e' un campo pero' nel quale questa limitazione non vale ed e quello della ceramica applicata ad esempio alla medicina. "Proprio la settimana scorsa - racconta Palmonari - abbiamo concluso una lunga ricerca realizzata con le Officine Ortopediche Rizzoli, l'Istituto Rizzoli, l'Universita' di Modena, l'Enea, due atenei tedeschi, uno greco ed uno lettone. Insieme abbiamo individuato la miscela giusta per realizzare protesi d'ossa, come ad esempio la testa del femore, in ceramica". Un'innovazione importante. "Quelle in plastica si usuravano in fretta e dopo 10-12 anni il paziente doveva tornare a farsi operare. La protesi studiata da noi resiste invece per un numero di anni superiore a quelli che un uomo comunque passa sulla terra". Fare ricerca implica purtroppo costi elevatissimi. "Le apparecchiature hanno prezzi astronomici, ma non e' solo questo. Quando si rompono bisogna chiamare un tecnico che spesso arriva dall'estero e si fa pagare davvero salato. Quanto? Da un minimo di 1.300.000 lire ad un massimo di 2.500.000 al giorno". Per funzionare il Centro ha bisogno dunque di molti fondi. "Abbiamo un bilancio di circa 4 miliardi all'anno" racconta Palmonari. Problemi? Assolutamente no: "Grazie all'assistenza tecnica la nostra quota di autofinanziamento ha raggiunto l'82%". Gli altri centri di servizio, in media non superano il 30%. Pesa poco sulle casse pubbliche, qualcuno potrebbe avanzare il dubbio che essendo mutato in questi anni radicalmente il panorama del distretto ceramico anche il Centro abbia perso il proprio ruolo. Le aggregazioni, la crescita dimensionale delle imprese, l'inserimento in gruppi permette loro di superare certi limiti, come l'impossibilita di avere laboratori interni e di fare ricerca. "Forse in altri settori questo puo' essere vero - spiega Palmonari - non per la ceramica. Certo, ci sono state le aggregazioni, il numero delle imprese medio-grandi e' cresciuto ma a parte il fatto che le aziende medio-piccole restano la maggioranza, anche le realta' maggiori nei propri laboratori interni fanno le prove sui materiali, non la ricerca. Manca innanzitutto la mentalita'. I risultati della ricerca non sono infatti immediatamente monetizzabili, funzioneranno come stimolo per nuovi prodotti o per un'impiantistica migliore. Subito pero' sembrano inutili. Meglio che ognuno faccia il proprio mestiere". Le aziende le piastrelle, il Centro Ceramico la ricerca. Cercando di trasferire i risultati alle imprese. Di renderla cioe', piano piano, sempre piu' utile.



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