Da ritorno da Bombay

Ceramic world review 30/9/97 pag.100

Il soggiorno a Bombay (India) in occasione di Glass & Ceramics, la prima manifestazione fieristica interamente dedicata alla ceramica e alle tecnologie di produzione, ci ha offerto l'opportunita' per conoscere meglio la situazione dell'industria locale della produzione di piastrelle, le sue problematiche e le previsioni per il futuro. Proficui i contatti con alcuni dei maggiori produttori indiani presenti in fiera - colloqui che riportiamo in queste pagine - ma interessanti anche le informazioni tratte da fonti diverse (centri di ricerca, stampa economica), grazie alle quali e' possibile tracciare una mappa abbastanza precisa delle maggiori imprese del settore, della loro evoluzione e delle potenzialita' di sviluppo. Un po' di storia: L'industria delle piastrelle ceramiche in India e' piuttosto giovane. Fu la H&R Johnson (joint venture indiano-inglese con tecnologia fornita dalla casa madre inglese) la prima ad iniziarne la produzione nel 1958, quando il governo impose il divieto delle importazioni per questo prodotto. All'inizio degli anni 70 l'esempio fu seguito dalla Somany Pilkington (ora SPL), quindi fu avviata la Orient Ceramics e solo a partire dalla meta' degli anni 80 entrarono in questo segmento produttivo nomi oggi noti quali Spartek, Kajaria e Murudeshwar. Fino all'arrivo di queste ultime il concetto di utilizzo del prodotto ceramico non era affatto diffuso tra la popolazione. Del tutto assenti poi nelle politiche aziendali le attivita' di promozione, pubblicita' o marketing. Fu la Spartek a intraprendere per prima una regolare e intensa campagna, volta soprattutto a generare una maggiore consapevolezza del prodotto, attraverso la pubblicita' televisiva: questa sorta di "primogenitura" fece si che "Spartek" divenne (e resto per molto tempo) nell'immaginario collettivo il primo vocabolo generico per designare il prodotto "piastrella ceramica". La fotografia attuale del settore: L'industria indiana si caratterizza per la presenza di un gruppo di 26 imprese organizzate a livello industriale e di numerose piccole aziende strutturate ancora a livello artigianale. Complessivamente il settore raggiunge un fatturato annuo di circa 7,8 miliardi di rupie (370 miliardi di lire 217 miliardi di dollari) e, secondo i dati forniti dalla Indian Ceramic Society, una produzione totale che si aggira sui 60 milioni di mq. Il peso del gruppo di aziende piu' organizzate e' consistente: esse coprono il 77% del fatturato complessivo e il 66% della produzione (circa 40 milioni di mq), oltre a controllare l'80% del mercato interno. Dal punto di vista geografico la produzione ceramica si concentra in tre principali regioni che corrispondono peraltro alle aree di maggiore consumo: il Gujarat e la zona di Bombay, nella parte occidentale del paese, da cui proviene il 45% della domanda interna dove hanno sede, tra le altre, la Bell Granito Ceramica, la SPL e uno degli stabilimenti della H&R Johnson la zona settentrionale intorno a Delhi, che assorbe il 22% dei consumi e dove sono situati gli stabilimenti di Kajaria, SPL Orient; la zona meridionale (16% della domanda), con gli impianti di Murudeshwar, H&R Johnson, Regency e Spartek. Per quanto riguarda le tipologie produttive, circa il 60% della produzione e' rappresentata dalle piastrelle da rivestimento, contro il 40% delle piastrelle da pavimento. Il gres porcellanato e' prodotto, al momento, solo da 4 aziende: Bell Granito Ceramica, Spartek, Murudeshwa Restile. Il consumo annuo pro-capite di piastrelle ceramiche in India e' ancora molto contenuto. La diffusione della piastrella ceramica come prodotto da rivestimento e pavimentazione, e' stata finora contrastata dalla forte concorrenza da parte di materiali alternativi, quali il marmo e il granito (nel segmento alto del mercato) e soprattutto il mosaico nella fascia bassa del mercato. Se lentamente la piastrella sta sostituendo marmi e graniti, molto piu' arduo e' per lei erodere quote di mercato al mosaico, la cui domanda e' tuttora 30 volte superiore, grazie ad un prezzo medio che puo' essere anche inferiore del 50% rispetto a quello della piastrella. Determinante per tale significativo divario di prezzi e' stata finora l'imposta sui consumi che gravava (e grava tuttora) sulle piastrelle, considerate un bene di lusso, che era pari al 55% fino al 1993, poi al 40% nel 1994 ed oggi e' fissata al 30%. Le previsioni per il futuro sono comunque piuttosto ottimistiche. Tutti gli indicatori segnalano un aumento del consumo (fino a 90 milioni di mq nel 2000), che sara' determinato da piu' fattori concomitanti. Innanzitutto la struttura e le dimensioni della popolazione indiana, dove i circa 200 milioni di persone che compongono la middle-class hanno standard di vita analoghi a quelli occidentali, alto potere d'acquisto ed esigenze di prodotti di qualita'. In secondo luogo l'insufficienza abitativa, stimata dalla National Building Organization in 30 milioni di unita' abitative. Nonostante recentemente si sia registrato un brusco decremento dell'attivita' edilizia nella zona di Bombay, in altre citta' come Delhi, Bangalore, Pune e Chennai la realizzazione di centri commerciali e residenziali e' in forte crescita. In terzo luogo l'aspettativa di un ulteriore ribasso, entro il 1997, dell'imposta sul consumo fino al 10-15%, che renderebbe quindi la piastrella un prodotto molto piu' desiderabile. I "sette grandi": I ritmi di crescita dell'industria ceramica indiana sono stati del 20% annuo nell'ultimo quinquennio e le previsioni indicano che si manterranno agli stessi livelli anche per i
prossimi anni. Questo significa che dai 40 milioni di mq di piastrelle prodotti attualmente, il settore "organizzato" dovrebbe raggiungere i 58 milioni entro il 1998/99. E' facile intuire infatti che le maggiori ristrutturazioni, volte ad ampliare la capacita' produttiva saranno effettuate dalle piu' importanti aziende. Sono sette i maggiori produttori di piastrelle in India: da soli coprono oltre il 60% della domanda interna e praticamente tutti hanno in corso progetti di ampliamento o li stanno programmando per i prossimi anni. Secondo fonti non ufficiali, solamente l'aumento di capacita' produttiva che si generera' nei loro stabilimenti sara' pari a circa 20 milioni di mq. Il dato e' forse sovrastimato, ma non molto lontano dalla realta'.



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