Per le nostre piastrelle c'e' ancora molto spazio

Il Resto del Carlino 28/10/97 pag.mo/7

Convegno sullo stato del distretto


SASSUOLO - Lo sviluppo industriale del Distretto, dai primi decenni del Novecento fino ad oggi, cercando poi di sbirciare il futuro. Diversi i temi trattati nel corso di un incontro avvenuto sabato pomeriggio presso la sala consigliare - voluto dall'assessore alle Attivita' Produttive Patrizia Barbolini - al quale hanno preso parte lo storico Tullio Sorrentino, il presidente di Assopiastrelle Angelo Borelli, il vice presidente dell'associazione dei produttori ceramici Sergio Sassi, il sindaco sassolese Laura Tosi. Tullio Sorrentino ha ricordato come l'industria sassolese abbia cominciato a fiorire nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, in anticipo rispetto ad altre realta' italiane. Gia' in una foto aerea del '44, Sassuolo appariva per meta' borgo abitato, per meta' sede di stabilimenti di produzione. Altra tappa fondamentale per le sorti dell'industria locale, il boom, degli anni '60 il cui riverbero si e' spinto fino agli inizi del '70. "In quegli anni - ha ricordato Angelo Borelli - c'era parecchia richiesta di materiali edili e nella zona sorgevano 15/20 nuove ceramiche all'anno". Bei tempi. Ma ora? "La salute del nostro settore e' buona - ha assicurato il presidente di Assopiastrelle - passati agli ultimi due anni di consolidamento, nei quali non siamo cresciuti ne' calati, guardiamo al domani piu' fiduciosi". Borelli ha poi relazionato intorno all'importanza di produrre in un distretto: "Avere circa 200 aziende vicine significa richiedere gli identici servizi, infrastrutture e impianti. In piu', garantisce la disponibilita' di maestranze di qualita' eccezionale. Qui da noi, poi, c'e' una tradizione del lavorare in ceramica". Sergio Sassi ha parlato invece della concentrazione del potere produttivo, ormai in mano a 15/20 grandi gruppi, nonostante il proliferare di marchi commerciali. "Evidentemente, piccolo non e' piu' tanto bello, come al contrario si sosteneva in passato", ha fatto notare Sassi. Il quale ha avvertito: "Dobbiamo guardarci intorno perche' ci sono paesi come la Cina che producono quanto o forse piu' di noi: quando satureranno il loro mercato interno e si orienteranno verso l'export potranno far valere la mano d'opera che costa loro meno rispetto a noi, e la disponibilita' maggiore di materie prime". Ci sono tuttavia margini d'ottimismo; basti pensare che in alcuni mercati, quali quello statunitense, la piastrella detiene appena il 6-7% d'utilizzo. Mentre la moquette viene adottata nel 75% dei casi. "Se riuscissimo passare al 15% - ha spiegato Sassi - avremmo almeno un decennio di crescita dell'export assicurato. Ecco perche' l'aspetto promozionale del nostro
prodotto in generale e' cosi' importante". Laura Tosi ha in conclusione invitato i produttori a "rendere riconoscibile, anche per mezzo di un arredo urbano adeguato, Sassuolo come capitale della ceramica".



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