E' il treno delle ceramiche

La Gazzetta di Modena 29/11/97 pag.20

Trasporto merci sulla Modena-Sassuolo. Era previsto almeno dal 1986.


La ristrutturazione della ferrovia Modena-Sassuolo e' stata concepita e finalizzata al trasporto delle merci del distretto delle ceramiche. Questa e' la verita': non c'e' mai stata nessuna metropolitana, metro leggero o "Gigetto" che dir si voglia. Tutti lo sapevano, tutti tranne i cittadini modenesi. Lo sapeva il Ministero, come abbiamo visto. Lo sapeva la Regione, lo sapevano le Province e lo sapevano, infine, tutti i Comuni interessati, e non soltanto quello di Modena. Cosi', mentre qui si decantavano le virtu' antinquinamento dei vagoncini leggeri e le piste ciclabili verdeggianti che li avrebbero accompagnati, in altri luoghi - luoghi "sacri", dove il cittadino non avrebbe mai potuto mettere il naso da solo - si era di tutt'altro parere: "Sulla linea ferroviaria Modena-Sassuolo devono essere previsti gli interventi necessari a far transitare convogli merci (22,5 tonnellate per asse)" (Consiglio regionale, 21 ottobre 1992). E' un documento ufficiale, nero su bianco. Puo' confermarlo proprio il sindaco Giuliano Barbolini in persona, presente a quella importante riunione bolognese in qualita' di consigliere. Per il nostro simpatico trenino "a spinta" (un tempo, giunto a Sassuolo, lo si spingeva a braccia per spedirlo verso Modena) si sono scomodati i pezzi grossi delle Amministrazioni, dalla piu' alta alla piu' bassa, in un fiorire di consultazioni e programmazioni che ha avuto inizio almeno dai primi anni '80; ma, in Regione, c'e' chi ci ha detto anche fine anni '60. Si e' mobilitato lo Stato, con il Piano Generale dei Trasporti; la Regione, con il Piano Regionale Integrato dai Trasporti; la Provincia, con i
Piani di Trasporto di Bacino. Alle loro "misteriose" etichette (Pgt, Prit, Ptb) se ne sono poi aggiunte altre due, che hanno dato il via concreto ai progetti sulla Modena-Sassuolo: il Ptr, Piano Regionale Territoriale e, soprattutto, il Pto, Piano Regionale Operativo. Grazie a questi strumenti di intervento si e' potuti passare finalmente dalla pianificazione generica del trasporto pubblico a quella specifica e concreta sul territorio. Ed e' da questo momento che la ristrutturazione della ferrovia Modena-Sassuolo viene ad assumere particolare importanza perche' finalizzala all'incremento e alla razionalizzazione del trasporto merci su rotaia dell'intero distretto delle ceramiche. Sulla base del progetto di piano territoriale presentato nel febbraio 1986 si costituisce subito un gruppo tecnico: e' il Comitato per il Pto, formato dagli Amministratori di Regione, Province e Comuni, che, elabora alcune proposte attuative. Le principali riguardano "l'interconnessione fra le due linee Reggio Emilia-Sassuolo e Sassuolo-Modena, prevedendo in quest'ultima tratta gli interventi necessari per il transito delle merci, con un'adeguata tutela ambientale dei centri urbani attraversati; il potenziamento dello scalo merci di
Dinazzano (Re) al servizio delle ceramiche; gli interventi viari sul tratto Modena-Sassuolo, sia su strada che su autostrada (la famosa "bretella"), a supporto e completamento dei precedenti interventi. Questo, era il viaggio che si preparava per "Gigetto"; mentre i cittadini modenesi, ignari, si chiedevano il perche' dell'urgenza di una metropolitana leggera. ("Chiamatelo Dure come vi pare, anche "Gigetto", purche' lo si faccia in fretta", disse l'allora sindaco Alfonsina Rinaldi in consiglio comunale, addirittura alla fine degli anni '80). Naturalmente gli interventi proposti dal Comitato per il Pto, per quello che riguardava l'attraversamento urbano, dovevano inserirsi nel contesto dei Piani Regolatori che, in quegli anni si andavano definendo e di cui erano contemporaneamente causa ed effetto. Questo valeva soprattutto per il Comune di Modena, che proprio nel 1991 aveva approvato non solo il Piano Regolatore Generale ma anche il Piano del Traffico e della Mobilita' che infatti, come vedremo, sono strettamente connessi: sia tra di loro che con il potenziale di interventi urbanistici che i progettati interventi avrebbero potuto mettere a disposizione degli amministratori comunali. Per realizzare le proposte del Comitato era necessario, naturalmente, trovare i soldi e percio' "si rende opportuno realizzare un accordo di programma Regione-Enti locali-Ente ferrovie per prevedere l'inserimento nel prossimo contratto del programma '93-'95 delle risorse finalizzate all'adeguamento della linea ferroviaria Modena-Sassuolo, all'integrazione con la Reggio-Sassuolo e al potenziamento dello scalo di Dinazzano" (sempre dal Consiglio Regionale del 21/10/92). I soldi non c'erano, quindi; e i 50 miliardi del finanziamento erano, gia' allora, insufficienti per non dire ridicoli, rispetto all'imponenza dei progetti. Trovare i soldi, attraverso finanziamenti sia pubblici che privati: questa e' la parola d'ordine. Gli amministratori si mettono al lavoro. I politici appoggiano le loro richieste. In base ai soldi che arriveranno si decidera' poi quali dei tre
interventi realizzare per primo; o anche contemporaneamente, se ne arriveranno molti: "Le priorita' individuate sono riferite alla finalizzazione delle risorse pubbliche...; tale ordine non esclude la contemporaneita' di interventi laddove si rendano disponibili eventuali finanziamenti privati" (Consiglio comunale de 19 novembre 1992, delibera relativa al Progetto Territoriale Operativo per il collegamento fra Modena e l'area del bacino delle ceramiche). Progetto, naturalmente, che il Consiglio comunale approva a larga maggioranza (votanti 19, favorevoli 17, contrari 2, astenuti 5). Non si puo' non essere curiosi. Lo sapevate che il consiglio comunale, il l9 novembre 1992, sindaco Pier Camillo Beccaria, votava per far passare le merci del distretto delle ceramiche attraverso Modena grazie alla ristrutturazione della ferrovia Modena-Sassuolo alias "Gigetto", in concessione all'Atcm?



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